Nei giorni che seguirono i cruenti scontri notturni di inizio novembre, un’orda inferocita, istigata dalla stampa sensazionalistica, riversò la propria furia sui negozi e sulle imprese italiane. Nel mirino di nazionalisti/ tedesco-nazionali finì tuttavia anche l’imprenditore edile Anton Fritz che, vendendo l’edificio nella Liebeneggstraße, aveva indirettamente dato una sede alla facoltà giuridica italiana. Meritava, per questo motivo, di essere considerato un traditore della causa tedesca.
Dopo aver devastato l’edificio della facoltà italiana nella Liebeneggstraße, la folla furiosa si precipitò infatti anche nella vicina sede della sua impresa, prese a sassate i vetri delle finestre e distrusse i tubi di argilla che erano stoccati davanti all’edificio. Fritz fu tuttavia preavvisato dell’assalto e riuscì a contenere i danni, smontando almeno le finestre interne.
Nei giorni che seguirono i cruenti scontri notturni di inizio novembre, un’orda inferocita, istigata dalla stampa sensazionalistica, riversò la propria furia sui negozi e sulle imprese italiane. Nel mirino di nazionalisti/ tedesco-nazionali finì tuttavia anche l’imprenditore edile Anton Fritz che, vendendo l’edificio nella Liebeneggstraße, aveva indirettamente dato una sede alla facoltà giuridica italiana. Meritava, per questo motivo, di essere considerato un traditore della causa tedesca.
Dopo aver devastato l’edificio della facoltà italiana nella Liebeneggstraße, la folla furiosa si precipitò infatti anche nella vicina sede della sua impresa, prese a sassate i vetri delle finestre e distrusse i tubi di argilla che erano stoccati davanti all’edificio. Fritz fu tuttavia preavvisato dell’assalto e riuscì a contenere i danni, smontando almeno le finestre interne.